23 Dic 2018 I Capricci Esplosivi di una Baby-Stella
Gli astronomi dell’University of Warwick hanno osservato una poderosa eruzione emessa da una stella bambina. L’enorme esplosione di energia e plasma è stata 10.000 volte più potente del più grande flare mai registrato sul nostro Sole. La scoperta, pubblicata su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, rivela nuovi indizi sugli effetti che simili eventi estremi possono avere sulla formazione dei pianeti nel disco di materiale circostante.
Il flare è stato emesso da una giovane stella di tipo M chiamata NGTS J121939.5-355557 e localizzata a 685 anni luce di distanza dalla Terra. Con un’età di appena 2 milioni di anni, è una stella di pre-sequenza principale, che deve ancora acquisire la dimensione che conserverà per gran parte della sua vita. È stata osservata come parte di una vasta survey da James Jackman, utilizzando l’array di telescopi Warwick-led Next-Generation Transit Survey (NGTS) in Cile, progettato per scoprire esopianeti raccogliendo misurazioni di luminosità di centinaia di migliaia di stelle.
“Questa stella normalmente mostra un’attività ridotta e mantiene una luminosità costante. Ma, quella notte in particolare, l’abbiamo vista diventare 7 volte più brillante del normale per poche ore, fenomeno davvero estremo. E poi è tornata alla luminosità normale. Osserviamo questo tipo di flare sul Sole, ma nulla di minimamente paragonabile a questo”, spiega Jackman. “Questa stella è incredibilmente giovane, con età di appena 2 milioni di anni. Si potrebbe dire una bambina: vivrà probabilmente per decine di miliardi di anni, quindi è soltanto all’1 percento del suo periodo vitale. Anche se è più fredda del nostro Sole, ha quasi la stessa dimensione, piuttosto grande per essere una stella di tipo M. Questo perché si sta ancora formando dal gas nel disco, raffreddandosi e contraendosi fino a che raggiungerà la sequenza principale, per poi rimanere con una data luminosità e dimensione per miliardi di anni”.
Si ritiene che la radiazione X emessa da imponenti eventi di eruzione abbia influenza sulla formazione di “condruli”, grani di polveri fusi, ricchi di calcio e alluminio, presenti nel disco protoplanetario della stella. Queste particelle si riuniscono assieme in asteroidi, che alla fine impattano su pianeti in orbita. Eventi di flare perturbano il disco protoplanetario, smuovendo il materiale coinvolto nella formazione planetaria e influenzando la struttura del sistema. “Un flare così massiccio potrebbe essere vantaggioso per la formazione dei pianeti, o potrebbe essere distruttivo. Questa stella in particolare non ha ancora formato i suoi pianeti, quindi questo tipo di attività è qualcosa di cui gli astronomi devono tenere conto, quando studiano la formazione dei pianeti”, aggiunge Peter Wheatley dell’University of Warwick.
“Attualmente è in discussione se i flare siano una cosa positiva o negativa per lo sviluppo della vita su esopianeti abitabili, perché questi eventi rilasciano immense quantità di radiazione ultravioletta, che potrebbero provocare danni biologici su organismi presenti in superficie. D’altro canto, la radiazione ultravioletta è necessaria perchè si inneschino varie reazioni chimiche fondamentali per l’inizio della vita, e simili flare potrebbero dare il ‘calcio d’avvio’ a tali reazioni”.
[ Barbara ]
https://warwick.ac.uk/newsandevents/pressreleases/baby_stars_fiery