La Complessità della Nebulosa Saturno

La Complessità della Nebulosa Saturno

Un nuovo studio, pubblicato su Astronomy & Astrophysics, rivela la straordinaria complessità della distribuzione di gas e polveri in una delle nebulose planetarie più note, la Nebulosa Saturno.

Le nebulose planetarie si formano quando una stella simile al Sole giunge al termine della sua vita, esaurendo il combustibile nucleare a disposizione. La stella si gonfia in gigante rossa e inizia ad espellere i suoi strati esterni, per poi trasformarsi in una piccola e densa nana bianca. Lo studio, realizzato utilizzando lo spettrografo MUSE sul Very Large Telescope, ha rivelato una complessità insolita nel gas e nella polvere espulsi da una gigante rossa al termine della sua vita. La distribuzione di temperature e densità all’interno della nube sfida le attuali teorie sulla formazione delle planetarie.

NGC 7009, nota come Nebulosa Saturno, mostra una serie di strutture associate a diversi atomi e ioni. “Lo studio dimostra che queste strutture rappresentano differenze reali nelle proprietà all’interno della nube, come variazioni di densità e temperature”, spiega Jeremy Walsh, primo autore dello studio. “Il nostro team ha scoperto che la distribuzione di polveri nella nebulosa non è uniforme, ma mostra un calo al bordo del guscio di gas interno. Questo suggerisce cambiamenti definiti nell’espulsione di poveri durante l’ultimo sussulto di vita delle stelle di tipo solare, o, alternativamente, formazione e distruzione di polveri a livello locale”, aggiunge Ana Monreal Ibero dell’Instituto de Astrofísica de Canarias.

D’altro canto, si riteneva che l’elio venisse espulso uniformemente dalla stella. Gli autori, mappando la quantità di questo elemento nella nebulosa, hanno scoperto variazioni apparenti che seguono la morfologia del guscio della nube. “Questo implica che i metodi attuali per determinare l’elio necessitino di miglioramenti, o che l’ipotesi che l’abbondanza sia uniforme debba essere rivista”, conclude Monreal Ibero. La Nebulosa Saturno si trova a circa 5000 anni luce di distanza dalla Terra, nella Costellazione dell’Acquario.

Credit:Bruce Balick (University of Washington), Jason Alexander (University of Washington), Arsen Hajian (U.S. Naval Observatory), Yervant Terzian (Cornell University), Mario Perinotto (University of Florence, Italy), Patrizio Patriarchi (Arcetri Observatory, Italy), NASA/ESA

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