Come Prendere le Misure a Proxima b

Come Prendere le Misure a Proxima b

Un team internazionale di ricercatori ha confermato l’esistenza di un pianeta di dimensione terrestre in orbita attorno alla stella più vicina a noi, Proxima Centauri. Lo studio, pubblicato su Astronomy & Astrophysics, rivela che il mondo alieno in questione, Proxima b, ha una massa 1,17 volte quella terrestre ed è localizzato nella zona abitabile della sua stella, attorno alla quale orbita in 11,2 giorni.

Nell’Agosto 2016 un team di scienziati annunciò la scoperta di un pianeta in orbita attorno a Proxima Centauri: a 4,2 anni luce di distanza, la nana rossa è la stella più vicina al nostro Sole e la rivelazione che il suo pianeta, Proxima b, si trovasse in zona abitabile monopolizzò l’attenzione mondiale ed entusiasmò astronomi e appassionati. Da allora sono stati condotti molteplici studi per determinare l’effettiva abitabilità del vicino mondo alieno. Proxima b è stato considerato un candidato ad ospitare la vita: si tratterebbe di un pianeta roccioso di dimensione simile alla Terra, situato in fascia abitabile, una regione intorno ad una stella ove è teoricamente possibile per un pianeta ricevere calore adeguato e mantenere acqua liquida in superficie. D’altro canto Proxima b orbita attorno alla sua stella, una nana rossa parecchio attiva, ad una distanza inferiore a quella tra Mercurio e il Sole, e in queste condizioni i brillamenti stellari possono essere devastanti per ogni forma di vita. Questo è uno dei fattori che hanno portato molti ricercatori ad escludere la possibilità che il pianeta sia davvero abitabile.

Il nuovo studio è stato reso possibile grazie a misurazioni della velocità radiale della stella effettuate con precisione senza precedenti, utilizzando lo spettrografo ESPRESSO, installato sul Very Large Telescope dell’ESO in Cile. Le misure sono risultate tre volte più accurate rispetto a quelle ricavate tramite lo spettrografo HARPS, grazie al quale quattro anni fa era stato scoperto il pianeta. Uno dei metodi utilizzati dagli astronomi per scovare mondi alieni è quella della velocità radiale, che individua le perturbazioni gravitazionali indotte dal pianeta sulla sua stella, sfruttando le variazioni di velocità della stella. “Eravamo già molto contenti della capacità di HARPS, che ci ha permesso di scoprire centinaia di esopianeti negli scorsi 17 anni”, afferma Francesco Pepe dell’University of Geneva (UNIGE). “Siamo molto soddisfatti del fatto che ESPRESSO possa realizzare misurazioni ancora più accurate ed è davvero gratificante, una giusta ricompensa per il lavoro del team durato quasi 10 anni”.

“Confermare l’esistenza di Proxima b è stato un risultato importante: si tratta di uno dei pianeti più interessanti tra quelli noti nei dintorni del Sistema Solare”, spiega Alejandro Suarez Mascareño, primo autore dello studio. Le misurazioni hanno dimostrato che la massa minima di Proxima b è di 1,17 masse terrestri e che orbita attorno alla sua stella in appena 11,2 giorni. Anche se il pianeta è circa 20 volte più vicino alla sua stella di quanto non lo sia la Terra dal Sole, riceve una quantità di energia analoga, tanto che la sua temperatura superficiale potrebbe implicare la presenza di acqua liquida e pertanto la presenza di forme di vita. Tuttavia, per poter affermare questo con relativa certezza, la strada da percorrere è ancora lunga: Proxima è una stella attiva, una nana rossa che bombarda il pianeta con radiazione X e che può produrre frequenti brillamenti.

“Esiste un’atmosfera che possa proteggere il pianeta da queste radiazioni nocive? E se esiste un’atmosfera, contiene gli elementi chimici che permettono lo sviluppo della vita (ad esempio l’ossigeno)? Quanto a lungo possono perdurare queste condizioni favorevoli?”, si domanda Christophe Lovis dell’UNIGE. Forse sarà possibile rispondere ad alcune di queste domande con l’aiuto di nuovi strumenti come lo spettrometro RISTRETTO e lo strumento HIRES, che verrà installato sul futuro telescopio ELT dell’ESO. In effetti l’abitabilità di Proxima b non è poi così improbabile. Il pianeta potrebbe essersi formato più lontano dalla sua stella, ed essere migrato gradualmente verso l’interno, senza subire i flare devastanti emessi dalla stella in gioventù. Oppure potrebbe essersi formato con una quantità di acqua superficiale dieci volte superiore a quella della Terra: in questo caso anche se la cocente radiazione stellare avesse strappato via il 90 percento dell’acqua, ne sarebbe rimasta abbastanza da mantenere un oceano. E ancora, il pianeta potrebbe essersi formato con uno spesso involucro di idrogeno, che sarebbe stato eroso dalla radiazione stellare, lasciandosi dietro comunque un’atmosfera.

Nel frattempo, la precisione delle misurazioni di ESPRESSO ha portato ad un ulteriore risultato. Il team ha scoperto evidenze di un secondo segnale nei dati, senza poter stabilire definitivamente la sua origine. “Se il segnale ha avuto origine planetaria, questo pianeta, potenziale compagno di Proxima b, dovrebbe avere una massa pari a meno di un terzo rispetto a quella della Terra”, spiegano i ricercatori. In realtà, all’inizio di quest’anno, un altro team di scienziati ha annunciato la scoperta di Proxima Centauri c, un’inospitale super-Terra con massa almeno sei volte quella terrestre, in orbita attorno alla stella ogni 5,2 giorni. Lo studio relativo, pubblicato su Science Advances, è descritto qui ->
https://www.universoastronomia.com/2020/01/21/un-secondo-pianeta-per-proxima-centauri/

Nell’immagine impressione artistica di un esopianeta ricco d’acqua in orbita attorno a una stella nana rossa
Credit: CfA

https://phys.org/news/2020-05-espresso-presence-earth-nearest-star.html