Infuria la Tempesta su Nettuno

Infuria la Tempesta su Nettuno

 

Su Nettuno, l’ottavo pianeta del Sistema Solare, imperversa un’inquietante tempesta, un tempo così vasta che, se infuriasse sulla Terra potrebbe oscurare tutto il cielo sopra l’Oceano Atlantico. Grazie a nuovi dati del telescopio Hubble gli scienziati hanno scoperto che l’enorme vortice tempestoso sta diminuendo in intensità e dimensione.

La sonda Voyager 2 è stata la prima a scoprire immensi vortici scuri nell’atmosfera di Nettuno, alla fine degli anni ’80. Da allora solo il telescopio Hubble ha tenuto d’occhio queste formazioni sfuggenti, che hanno giocato a nascondino nel corso degli ultimi anni. Hubble ha individuato due tempeste apparse a metà degli anni ’90 e poi scomparse. Questa ultima, enorme perturbazione è stata vista per la prima volta nel 2015, ma ora si sta riducendo. Come avviene per la Grande Macchia Rossa di Giove, la tempesta vortica in direzione anticiclonica e raccoglie materiali dalle profondità atmosferiche del gigante ghiacciato.

L’evoluzione della tempesta Credits NASA, ESA, and M.H. Wong and A.I. Hsu (UC Berkeley)

La perturbazione misteriosa offre agli astronomi un’opportunità unica per studiare i venti che infuriano su Nettuno. Il materiale principale di cui è costituita la macchia scura visibile nelle riprese potrebbe essere solfuro di idrogeno. Ma al contrario della Grande Macchia Rossa su Giove, che è rimasta visibile per oltre 200 anni, le oscure tempeste di Nettuno durano solo pochi anni. I ricercatori ipotizzano che i vortici si formino in seguito ad instabilità nei venti.

“Pare che stiamo osservando la scomparsa di questo vortice scuro, ed è diverso da quanto previsto in base a studi ben noti”, spiega Michael H. Wong dell’University of California, Berkeley. “Pensavamo che una volta avvicinatasi all’equatore, la tempesta si sarebbe spezzata e avrebbe dato origine a un’esplosione spettacolare di attività nuvolosa”. Invece la macchia, che è stata inizialmente osservata a medie latitudini, apparentemente sta scomparendo senza clamore alcuno. “Per adesso soltanto il telescopio Hubble può fornire i dati di cui abbiamo bisogno per comprendere quanto siano rari o comuni questi affascinanti sistemi atmosferici”, conclude Wong.
[ Barbara Bubbi ]

http://hubblesite.org/news_release/news/2018-08

Credit NASA