Ryugu a Corto d’Acqua

Ryugu a Corto d’Acqua

I primi dati inviati dalla sonda giapponese Hayabusa2 in orbita attorno al remoto asteroide Ryugu rivelano informazioni sorprendenti sulla roccia spaziale e portano nuova luce sui processi in atto nel Sistema Solare primordiale.

La sonda ha raccolto una vasta quantità di immagini e dati, necessari agli scienziati per scoprire la storia dell’asteroide, e stimare più accuratamente il tipo di materiali essenziali per la vita, presenti nel nostro sistema all’epoca della formazione dei pianeti. Tra gli scopi della missione, che ha raggiunto il 27 Giugno 2018 il suo obiettivo, vi è quello di studiare la composizione di Ryugu e recuperare campioni da riportare sulla Terra, raccogliendo materiale vergine, rimasto al riparo da millenni di radiazioni, allo scopo di rispondere a questioni fondamentali sulla nascita del Sistema Solare e della vita. Ryugu è una roccia spaziale appartenente alla Fascia Principale degli Asteroidi e distante circa 300 milioni di chilometri dalla Terra.

“Appena pochi mesi dopo aver ricevuto i primi dati, abbiamo già realizzato alcune scoperte entusiasmanti”, spiega Seiji Sugita dell’Università di Tokyo. “La prima riguarda la quantità di acqua, o meglio la sua carenza, che sembra caratterizzare Ryugu. È molto più arido del previsto, e dato che l’asteroide è piuttosto giovane, con età di qualche centinaio di milioni di anni, questa scoperta suggerisce una carenza d’acqua anche nel suo corpo celeste progenitore”. Secondo gli scienziati, vari strumenti a bordo di Hayabusa2, incluso lo spettrometro nel vicino infrarosso, confermano la carenza di acqua. Questo fatto è importante, perché si ritiene che la presenza dell’acqua sulla Terra derivi da asteroidi locali, da comete distanti e dalla nube di polveri da cui si è formato il nostro Sole.

La presenza di asteroidi aridi nella Fascia Principale degli Asteroidi suggerisce qualche necessaria rianalisi dei modelli che utilizziamo per descrivere la composizione chimica del giovane Sistema Solare. “La scoperta ha implicazioni per la ricerca della vita”, spiega Sugita. “Esistono innumerevoli sistemi planetari là fuori, e la ricerca della vita oltre il Sistema Solare richiede una direzione da seguire. Le nostre scoperte possono rifinire i modelli che potrebbero aiutarci a capire quali tipi di obiettivi andare a osservare”.

È risultato evidente che Ryugu, un tempo, faceva parte di un asteroide molto più grande e antico. Inoltre è più scuro della gran parte degli asteroidi del suo tipo, riflettendo meno del 2 percento della luce solare che lo colpisce, e sembra che il materiale di cui è composto abbia subito modificazioni dovute all’esposizione a calore. Nonostante la scarsa quantità di acqua, sorprendentemente inferiore a quella individuata sull’asteroide Bennu, obiettivo della missione OSIRIS-REx della NASA, la presenza di minerali idrati diffusi in superficie suggerisce che un tempo Ryugu, o meglio il corpo da cui si è originato, contenesse acqua, e che quest’acqua sia scomparsa nel corso del tempo per qualche processo ancora ignoto. Bennu e Ryugu sfoggiano notevoli somiglianze: sono entrambi estremamente scuri, hanno analoga forma “a trottola”, presentano in superficie numerosi grandi massi, derivano dalla frammentazione di un asteroide genitore, e contengono materiale organico.

Tuttavia Ryugu contiene molta meno acqua, una difformità che rende necessarie ulteriori ricerche e riflessioni. “Grazie alle missioni parallele di Hayabusa2 e OSIRIS-REx, possiamo finalmente rispondere a domande fondamentali sulla loro formazione”, conclude Sugita. “Il fatto che Bennu e Ryugu possano considerarsi parenti ma esibiscano alcune caratteristiche sorprendentemente differenti, implica che debbano esserci processi astronomici misteriosi, ancora da scoprire e da esplorare”.

Nell’immagine l’asteroide Ryugu immortalato da Hayabusa-2 da una distanza di circa 6 chilometri
Image credit: JAXA / University of Tokyo / Kochi University / Rikkyo University / Nagoya University / Chiba Institute of Technology / Meiji University / University of Aizu / AIST.

https://eurekalert.org/pub_releases/2019-03/uot-hpa031719.php