V766 Cen: Una Stella Titanica e la Sua Compagna

V766 Cen: Una Stella Titanica e la Sua Compagna

 

Questa bolla dall’aspetto non particolarmente attraente è invece di estremo interesse: si tratta della straordinaria stella V766 Centauri (V766 Cen) e della sua vicina compagna. Con un diametro 1400 volte quello solare, V766 Cen si colloca tra le 10 stelle più grandi mai individuate ed è circa un milione di volte più luminosa del Sole.

La stella titanica è stata classificata e studiata pochi anni fa dai ricercatori utilizzando il Very Large Telescope Interferometer (VLTI) dell’ESO, quando si è scoperto che si trattava di una ipergigante gialla, un tipo di stella massiccia e luminosa estremamente rara, instabile, ed estremamente grande. V766 Cen, in particolare, è la più grande stella di questo tipo mai scoperta.

Ma uno studio recente ha suggerito che V766 Cen si trovasse nella fase della sua esistenza appena prima di quella di ipergigante gialla: una supergigante rossa evoluta, che sta perdendo massa così velocemente da tornare per breve periodo di tempo alla fase di supergigante gialla più calda. In ogni modo la stella è davvero colossale e di estremo interesse per gli astronomi che intendono comprendere meglio questo stadio insolito nel ciclo di vita delle stelle.

Un team di scienziati ha ora utilizzato nuovamente il VLTI per studiare V766 Cen con maggiore dettaglio. È stato scoperto che la sua compagna è più fredda e più piccola, probabilmente una gigante o una supergigante con un raggio circa 650 volte quello solare, anch’essa piuttosto colossale.

Questa immagine mostra V766 Cen osservata nel corso di tre periodi temporali. In realtà contiene sia V766 Cen che la sua compagna: nella prima immagine la compagna sta passando dietro alla sorella maggiore, ma nella seconda e nella terza ripresa passa di fronte ed è visibile come macchia luminosa. I due colossi stellari si trovano ad una distanza di circa 11.700 anni luce, nella Costellazione del Centauro.
[ Barbara Bubbi ]

http://www.eso.org/public/images/potw1740a/

Credit: ESO/M. Wittkowski (ESO)