Il Sistema Planetario di Proxima Centauri

Il Sistema Planetario di Proxima Centauri

Gli astronomi hanno individuato un terzo esopianeta in orbita attorno alla stella più vicina a noi, Proxima Centauri, una nana rossa situata a poco più di 4 anni luce dalla Terra. Si stima che il pianeta, chiamato Proxima d, abbia una massa pari a un quarto di quella terrestre e che sia pertanto uno dei mondi più piccoli mai scoperti. Secondo gli astronomi Proxima Centauri potrebbe ospitare un sistema di pianeti particolarmente interessante.

È il terzo mondo alieno individuato attorno a Proxima Centauri ed è stato scoperto grazie all’effetto gravitazionale che produce sulla sua stella. Sebbene non risieda all’interno della fascia di abitabilità, la sua rilevazione suggerisce che là fuori esista un’immensa quantità di esopianeti che, per adesso, è semplicemente al di fuori delle nostre capacità osservative. “Questa scoperta dimostra che la nostra stella più vicina sembra essere ricca di nuovi mondi interessanti, a portata di futuri studi ed esplorazioni”, afferma João Faria dell’Instituto de Astrofísica e Ciências do Espaço in Portogallo.

Finora abbiamo individuato quasi 5.000 esopianeti confermati. I due metodi principali per scovare i mondi alieni sono quello del transito e quello della velocità radiale. Il metodo del transito si basa sulla rilevazione del periodico calo di luce stellare dovuto al passaggio di un pianeta davanti alla sua stella dal nostro punto di vista osservativo. Il metodo della velocità radiale, invece, si basa su variazioni nella lunghezza d’onda della luce stellare dovute all’influenza gravitazionale del pianeta sul moto della stella. In entrambi i casi, più grande è l’esopianeta, più forte è il segnale che rivela la sua presenza. I primi indizi dell’esistenza di un terzo pianeta nel sistema di Proxima Centauri risalgono al 2020, tramite osservazioni con lo strumento Echelle SPectrograph for Rocky Exoplanets and Stable Spectroscopic Observations (ESPRESSO) montato sul Very Large Telescope dell’ESO.

Nell’immagine la regione di cielo che ospita Alpha Centauri AB e Proxima Centauri Image credit: Digitized Sky Survey 2, Davide De Martin/Mahdi Zamani

Grazie al metodo della velocità radiale era stata confermata attorno alla stella la presenza di Proxima b, un pianeta con massa circa 1,2 volte quella terrestre che percorre un’orbita completa in appena 11,2 giorni. Ma nei dati era appena visibile un altro segnale, molto più debole. Sembrava un oggetto in orbita attorno alla stella con periodo di 5 giorni. Il segnale era molto fioco ed erano necessarie ulteriori osservazioni per confermare che si trattasse davvero di un ulteriore pianeta. “Dopo aver ottenuto nuove osservazioni, siamo riusciti a confermare questo segnale come nuovo candidato esopianeta”, spiega Faria. Il mondo alieno appena confermato è così piccolo che la sua forza gravitazionale produce oscillazioni davvero minime nel movimento della sua stella, pari ad appena 40 centimetri al secondo. Riuscire a individuare una variazione del moto così minuscola a 4,2 anni luce di distanza è davvero un risultato fenomenale.

La stella è la più piccola del sistema stellare Alpha Centauri, ha una massa pari al 12 percento di quella solare ed è un migliaio di volte meno luminosa del Sole. La sua zona abitabile, la regione attorno alla stella con temperatura tale da poter ospitare pianeti dotati di acqua liquida in superficie, va da 0,05 a 0,1 unità astronomiche. Proxima d ha una massa almeno 0,26 volte quella della Terra e orbita attorno alla stella ogni 5,12 giorni. È davvero troppo vicino alla sua stella, ad una distanza pari a meno di un decimo di quella di Mercurio dal Sole, per poter ospitare forme di vita, anche se Proxima Centauri è una nana rossa, molto più piccola e debole del Sole.

Il terzo esopianeta del sistema, Proxima c, ha una massa circa 6 volte quella della Terra, orbita attorno a Proxima Centauri una volta ogni 5,2 anni, ed è troppo freddo per essere abitabile. Tuttavia, la scoperta suggerisce che la scarsa quantità di esopianeti di piccola taglia scoperti sinora sia dovuta alla nostra attuale incapacità di individuarli: scoprirne molti altri è semplicemente una questione di tempo e di miglioramento della tecnologia. “Questo risultato dimostra che la tecnica della velocità radiale ha il potenziale di rivelare una popolazione di pianeti leggeri, come il nostro, probabilmente i più abbondanti della galassia, che potrebbero anche ospitare il tipo di vita che conosciamo”, conclude Pedro Figueira dell’ESO. Lo studio è pubblicato su Astronomy & Astrophysics.

Credit ESO

https://www.sciencealert.com/a-new-planet-a-quarter-of-earth-s-mass-has-been-found-orbiting-the-nearest-star-to-the-sun