Un Arco di Supernova nell’Orsa Maggiore

Un Arco di Supernova nell’Orsa Maggiore

Gli astronomi hanno annunciato la scoperta di un enorme arco di cerchio, luminoso nell’ultravioletto, che circonda la Costellazione dell’Orsa Maggiore. Si ritiene che l’insolita formazione sia dovuta alla morte esplosiva di una stella massiccia, avvenuta circa 100.000 anni fa a 600 anni luce di distanza da noi.

L’insolito oggetto è stato scoperto da Andrea Bracco del Ruđer Bošković Institute a Zagabria, Marta Alves della Radboud University nei Paesi Bassi e Robert Benjamin, dl’University of Wisconsin-Whitewater. L’arco, che si estende al di là della Costellazione dell’Orsa Maggiore, è lungo 30 gradi in cielo, spesso meno di un grado e composto da gas interstellare compresso ed energizzato. La sorgente d’energia e la forma dell’arco suggeriscono che si tratti del fronte d’urto in avanzamento di una supernova, creato da un’esplosione stellare avvenuta 60 gradi al di sopra del piano della Via Lattea. L’età e la distanza dell’oggetto non sono certe, ma gli astronomi suggeriscono che l’esplosione stellare sia avvenuta 100.000 anni fa ad una distanza di circa 600 anni luce da noi.

L’estensione nel cielo notturno dell’Arco dell’Orsa Maggiore a formare un intero cerchio attorno alla Costellazione Image credit: Stellarium.org/A

L’intero cerchio copre quasi 2.700 gradi quadrati in cielo. “Questa regione del cielo è nota per varie “finestre osservative” interstellari utilizzate per studiare le proprietà di galassie al di là della Via Lattea. L’arco potrebbe essere il residuo di una delle esplosioni che ha creato queste finestre”, spiega Benjamin. La struttura è stata scoperta in dati di archivio di immagini riprese nell’ultravioletto dal satellite Galaxy Evolution Explorer (GALEX) della NASA. Confrontando la luminosità dell’emissione in due differenti bande dell’ultravioletto, il team ha dedotto che l’emissione proveniva principalmente da una regione compressa di idrogeno gassoso.

Fenomeni violenti come un’esplosione di supernova possono creare onde d’urto che si espandono nello spazio interstellare, riscaldando ed eccitando il gas di cui è composto, in particolare gli atomi di idrogeno. Questo processo fa brillare il gas nella banda ultravioletta e in luce ottica mediante emissione H-alpha. L’origine della scoperta risale al 1997, quando Peter McCullough dello Space Telescope Science Institute rilevò una debole emissione H-alpha lungo un segmento che si allungava per circa due gradi in cielo. Quasi 20 anni dopo, Marta Alves ha deciso di osservare l’oggetto utilizzando il radiotelescopio LOFAR. “Il fatto di avere a disposizione dati in varie lunghezze d’onda può garantire più informazioni sull’origine fisica dell’oggetto”, spiega Alves. Il suo collega Bracco ha scoperto l’arco ultravioletto cercando nei dati di archivio di GALEX. Con grande sorpresa degli scienziati, il segmento di emissione H-alpha esteso per due gradi si è rivelato lungo ben 30 gradi in cielo nelle osservazioni nell’ultravioletto. Ulteriori conferme dell’esistenza dell’arco sono state fornite da un gruppo di astronomi amatoriali del Massachusetts, che hanno condotto osservazioni con un telescopio nel New Mexico, scoprendo una sezione lunga 10 gradi di un arco ottico, nella stessa area in cui gli scienziati hanno osservato l’arco ultravioletto di GALEX. Lo studio relativo è pubblicato su Astronomy & Astrophysics Letters.

Nell’immagine visione del cielo nottuno con l’Orsa Maggiore al Parco di Yellowstone
Credit & Copyright Yuri Beletsky

https://www.uww.edu/news/archive/2020-06-ultraviolet-emission