Le Nubi di Magellano Donano Nuove Stelle alla Via Lattea

Le Nubi di Magellano Donano Nuove Stelle alla Via Lattea

Nelle regioni periferiche della nostra galassia si formano nuove stelle grazie a materiale gassoso proveniente dalle nostre vicine galattiche, la Grande e la Piccola Nube di Magellano. Un nuovo studio rivela che la Corrente Magellanica, un flusso ricco di idrogeno neutro originato dall’interazione gravitazionale tra la Via Lattea e le Nubi di Magellano, è più vicina a noi del previsto. Tale materiale, collidendo con la nostra galassia, le garantirà riserve aggiuntive per accendere nuove stelle.

Le periferie della Via Lattea ospitano le stelle più antiche della galassia, eppure in quelle remote regioni gli astronomi hanno individuato un assembramento di giovani stelle. Ancora più sorprendente è il fatto che le stelle scoperte abbiano un’origine extragalattica, non essendosi formate da materiale interno alla Via Lattea, ma appartenente alle Nubi di Magellano, due galassie nane in via di collisione con la nostra. “Questo è un piccolo ammasso di stelle, poche migliaia di oggetti in totale, ma ha grandi implicazioni al di là dell’area locale in cui si trova nella Via Lattea”, spiega Adrian Price-Whelan, del Flatiron Institute a New York City. Le stelle appena scoperte, appartenenti a un ammasso che ha assunto il nome di Price-Whelan 1, potrebbero suggerire indizi sulla storia della nostra galassia e rivelare, ad esempio, se le Nubi di Magellano hanno già colliso in passato con la Via Lattea. Lo studio, pubblicato su The Astrophysical Journal, suggerisce che il flusso di gas che si estende dalle galassie nane sia molto più vicino alla Via Lattea del previsto.

Identificare ammassi stellari non è compito facile. Alcune stelle appaiono radunate assieme in cielo, ma in realtà si trovano a distanze da noi notevolmente differenti, mentre altre possono trovarsi vicine temporaneamente, ma muoversi in realtà nello spazio in direzioni opposte. Determinare quali stelle condividano posizione e moto nello spazio, formando un ammasso, richiede misurazioni molto precise nel corso del tempo. Price-Whelan ha analizzato i dati del satellite Gaia dell’ESA, cercando stelle molto blu, piuttosto rare nel cosmo, e identificando raggruppamenti stellari che condividono il moto con queste stelle. In questo modo ha scoperto il nuovo ammasso, che ha assunto il suo nome.

Nell’immagine la posizione dell’ammasso appena scoperto Credit D. Nidever; NASA

Il gruppo stellare è piuttosto giovane, con un’età di 117 milioni di anni, e risplende nelle remote periferie della Via Lattea. “È davvero lontano”, spiega Price-Whelan. “È più distante degli altri giovani ammassi stellari noti nella Via Lattea, che si trovano tipicamente nel disco”. L’ammasso risplende in una regione situata vicino a un flusso gassoso chiamato Corrente Magellanica, che forma i bordi più esterni delle Nubi di Magellano e si allunga verso la Via Lattea. Il gas nel flusso non contiene molti metalli (elementi più pesanti di idrogeno ed elio), al contrario del gas nelle regioni esterne della Via Lattea. Gli scienziati hanno analizzato il contenuto in metalli di 27 tra le stelle più brillanti nell’ammasso, scoprendo che contengono ben pochi metalli, come avviene per la Corrente Magellanica.

Secondo i ricercatori, l’ammasso stellare si è formato a partire da gigantesche nubi gassose provenienti dalla Corrente Magellanica. Quando questo materiale è passato attraverso il gas presente nelle regioni esterne della Via Lattea, si è compresso a sufficienza per permettere la formazione di nuove stelle. Nel corso del tempo le stelle si sono unite alla Via Lattea. La presenza dei giovani astri costituisce un’opportunità unica. Non è semplice, infatti, determinare la distanza dalla Terra di un flusso gassoso, ma, utilizzando posizioni attuali e moti delle stelle, i ricercatori possono stimare la distanza dell’estremità della Corrente Magellanica, che risulta a 90.000 anni luce alla Terra, quasi metà del valore precedentemente stimato. “Se la Corrente Magellanica è più vicina a noi, specialmente il braccio principale più prossimo alla nostra galassia, è probabile che verrà incorporata nella Via Lattea prima del previsto”, affermano gli autori. “Alla fine, quel gas si trasformerà in nuove stelle nel disco della Via Lattea. Questo gas extra in arrivo contribuirà a rimpinguare le riserve della nostra galassia, che continuerà a prosperare e a formare nuove stelle”.

Nell’immagine la Via Lattea, le Nubi di Magellano e l’aurora australe
Credit: Paul Wilson

https://www.simonsfoundation.org/2020/01/07/milky-way-new-stars/