Segnali Radio da Pianeti Morenti

Segnali Radio da Pianeti Morenti

In uno nuovo studio guidato dall’University of Warwick, gli scienziati suggeriscono la possibilità di individuare resti di esopianeti rimasti in orbita attorno a nane bianche, grazie alla rilevazione di onde radio emesse dai nuclei planetari.

La ricerca, pubblicata su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, indaga sulla sopravvivenza di pianeti in orbita attorno a stelle simili al Sole giunte al termine della loro vita. Tali stelle hanno già esaurito il combustibile nucleare a loro disposizione, espulso i loro strati esterni dopo essersi gonfiate in giganti rosse, distruggendo oggetti vicini e rimuovendo gli strani esterni di alcuni pianeti, per poi ridursi a nane bianche. Secondo il team, i nuclei planetari derivanti da una simile devastazione potrebbero essere individuabili e potrebbero resistere sufficientemente a lungo da essere scoperti con osservazioni da terra.

Negli anni ’90 Il coautore dello studio Alexander Wolszczan della Pennsylvania State University scoprì il primo esopianeta confermato attorno a una pulsar, utilizzando un metodo capace di rilevare onde radio emesse dalla stella. I ricercatori prevedono di osservare in banda radio un certo numero di nane bianche per scoprire altri pianeti. Il campo magnetico tra una nana bianca e un nucleo planetario in orbita può formare un circuito induttore bipolare, con il nucleo che agisce come un conduttore per via dei suoi costituenti metallici. La radiazione di un simile “circuito” viene emessa sotto forma di onde radio che possono essere rilevate da radiotelescopi terrestri. Ma quanto a lungo possono sopravvivere questi residui di pianeti, privati degli strati esterni in seguito alla morte violenta della loro stella? Secondo lo studio, in alcuni casi i nuclei planetari possono resistere per oltre cento milioni di anni, e addirittura fino a un miliardo di anni.

La sopravvivenza dipende da molti dettagli relativi a stella e pianeta, ma gli elementi chiave sono la distanza stella-pianeta e la forza del campo magnetico stellare. “Occorre un giusto equilibrio per rilevare questi nuclei planetari: un nucleo troppo vicino alla nana bianca verrebbe distrutto dalle forze mareali, mentre un nucleo troppo lontano potrebbe non essere rilevabile. Inoltre, se il campo magnetico è troppo forte, l’oggetto potrebbe precipitare verso la nana bianca, venendo distrutto. Pertanto, dovremmo cercare solo pianeti attorno a nane bianche con campi magnetici deboli e una separazione dalla stella compresa tra circa 3 raggi solari e la distanza Sole-Mercurio”, spiega Dimitri Veras, primo autore dello studio.

“Utilizzeremo i risultati di questo studio come linee guida per progettare ricerche in banda radio di nuclei planetari attorno a nane bianche. Data l’evidenza della presenza di detriti planetari attorno a molte di esse, riteniamo che le nostre probabilità di realizzare scoperte entusiasmanti siamo abbastanza buone”, afferma Wolszczan. Veras aggiunge: “una scoperta potrebbe aiutarci a rivelare la storia di questi sistemi stellari, perché un nucleo che abbia raggiunto questo stadio, ad un certo punto dovrebbe essere stato privato violentemente della sua atmosfera e del mantello, per poi ricadere verso la nana bianca. Un tale oggetto potrebbe fornire indizi sul nostro lontano futuro e sull’evoluzione finale del Sistema Solare”.

Credit CfA/Mark A. Garlick

https://warwick.ac.uk/newsandevents/pressreleases/dead_planets_can