25 Giu 2018 Superstelle per gli Ammassi Globulari
Un nuovo studio guidato dall’University of Surrey ipotizza la nascita di stelle supermassicce nell’ambiente affollato degli ammassi globulari in formazione. Le megastelle spiegherebbero infatti la composizione chimica peculiare degli ammassi stessi.
La Via Lattea ospita oltre 150 ammassi globulari, raggruppamenti sferoidali di centinaia di migliaia di stelle strettamente addensate e tenute insieme dalla gravità. Si ritiene che gli ammassi globulari siano tra gli oggetti più antichi dell’Universo, con età compresa tra 10 e 13 miliardi di anni. Le vecchie stelle in questi densi raggruppamenti hanno composizioni chimiche differenti da quelle delle stelle in altre regioni della galassia. Un nuovo studio pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society suggerisce che ad essere responsabili di questa composizione insolita siano oggetti davvero particolari, stelle supermassicce.
Oltre a contenere quantità molto più elevate di elio e idrogeno, e pochi elementi pesanti rispetto agli ammassi stellari aperti della Via Lattea, gli ammassi globulari contengono rapporti di elementi che potrebbero venire prodotti solo in stelle dieci volte più calde di quanto fossero durante il periodo della loro formazione. Secondo il team, stelle supermassicce estremamente calde, nate all’interno dei confini degli ammassi globulari, potrebbero essere responsabili della loro insolita composizione.
Gli ammassi globulari, all’epoca della formazione, erano ricchi di gas denso, che avrebbe finito per creare le vaste popolazioni stellari che li abitano. Alcune giovani stelle, dato l’ambiente ricco e affollato in cui nacquero, avrebbero accumulato abbastanza gas da espandersi e collidere con stelle vicine, formando collettivamente stelle supermassicce. Queste stelle titaniche, decine di migliaia di volte più massicce del Sole, sarebbero diventate sufficientemente calde da generare gli elementi come li osserviamo oggi, spargendoli poi attraverso l’ammasso grazie ai loro venti stellari. Tali elementi sarebbero stati assorbiti dalle altre stelle, che avrebbero così acquisito la composizione chimica peculiare osservata. “L’elemento nuovo nel nostro modello è che la formazione delle stelle supermassicce e degli ammassi globulari sono strettamente connesse, e questo nuovo meccanismo è il primo modello che prevede la formazione di materiale sufficiente a inquinare l’ammasso, e con le corrette abbondanze di vari elementi”, conclude Mark Gieles dell’University of Surrey, a guida dello studio.
[ Barbara Bubbi ]
Nell’immagine l’ammasso globulare NGC 6397
Credits NASA, ESA, and T. Brown and S. Casertano (STScI)