I Furiosi Venti di Venere

I Furiosi Venti di Venere

Un nuovo studio rivela l’insieme di misurazioni più completo e dettagliato mai realizzato della velocità dei venti su Venere, a varie quote atmosferiche. I risultati suggeriscono che, sul lato diurno del pianeta e nel giro di appena 20 chilometri di altitudine, i venti paralleli all’equatore subiscano un incremento di velocità pari a ben 150 chilometri orari. I venti accelerano al crescere dell’altitudine, con raffiche ventose sulla sommità della copertura nuvolosa che raggiungono i 360 chilometri all’ora.

La dimensione e la composizione geologica di Venere e della Terra sono simili, eppure i due pianeti hanno avuto percorsi evolutivi decisamente differenti. Le ragioni non sono ancora del tutto note. Venere è uno dei luoghi più inospitali del Sistema Solare: torrido, arido e ricoperto da una spessa coltre di nubi tossiche. La sua atmosfera consiste per il 96,5 percento di anidride carbonica, con una spessa copertura nuvolosa che crea un effetto serra, tale da far salire la temperatura superficiale media fino a 500 gradi Celsius, superiore a quella di Mercurio. Una settantina di chilometri al di sopra della superficie imperversano venti iperveloci, simili a tempeste perpetue. Un gruppo di ricercatori dell’Instituto de Astrofísica e Ciências do Espaço (IAstro) ha cercato di sondare più in dettaglio le dinamiche della complessa atmosfera del pianeta.

Lo studio relativo, pubblicato su Atmosphere e guidato da Pedro Machado dell’Universidade de Lisboa, presenta l’insieme di misurazioni più completo e dettagliato mai realizzato della velocità dei venti paralleli all’equatore di Venere a varie altitudini. I ricercatori hanno ricavato la misurazione simultanea della velocità del vento in due differenti altitudini, separate tra loro da 20 chilometri, registrando tra le due regioni atmosferiche una differenza di circa 150 chilometri all’ora, con le raffiche ventose più veloci al vertice della copertura nuvolosa. I risultati rafforzano l’ipotesi che l’energia venga trasferita dal calore degli strati inferiori alla circolazione globale dell’atmosfera.

“I venti accelerano man mano che ci spostiamo verso altitudini maggiori, ma non sappiamo perché”, spiega Machado. “Questo studio può far luce su questo aspetto, perché per la prima volta abbiamo cercato di studiare la componente verticale del vento, cioè come l’energia viene trasportata dagli strati più caldi e più bassi fino alla copertura nuvolosa superiore, dove provoca l’accelerazione dei venti”. La temperatura a livello superficiale su Venere raggiunge 460 gradi Celsius e produce radiazione nell’infrarosso, che riscalda i gas atmosferici e li trascina verso l’alto. Questa radiazione passa attraverso le regioni più trasparenti dell’estremità inferiore delle nubi, a circa 48 chilometri dalla superficie. Quando osserviamo Venere nell’infrarosso, osserviamo questa luce che irradia dal calore in superficie, mentre la sagoma delle nubi, scura e opaca, diventa visibile.

Osservando e seguendo le nubi a intervalli di un’ora e utilizzando una tecnica di tracciamento sviluppata da Javier Peralta dell’Universidad de Sevilla, coautore dello studio, il team ha calcolato la velocità del vento che sospinge quelle nubi. Questa velocità risulta pari a circa 216 chilometri all’ora alla base della copertura nuvolosa e a medie latitudini, mentre si dimezza presso i poli. Lo studio è stato condotto quasi da polo a polo e sul lato notturno del pianeta, grazie a immagini riprese nell’infrarosso dal Telescopio Nazionale Galileo (TNG) a La Palma, Canarie, nel 2021. In quello stesso periodo e con strategia coordinata, la sonda Venus Express dell’ESA ha osservato in luce visibile la sommità della copertura nuvolosa, a circa 70 chilometri di altitudine sopra la superficie.

Tracciando il moto di quelle nubi negli strati atmosferici superiori, il team ha ricavato velocità dell’ordine di 360 chilometri all’ora. Simulazioni a computer suggeriscono che la velocità del vento sia quasi costante, senza differenze significative tra lato notturno e diurno. Sulla base di questa ipotesi e grazie ai dati disponibili, i ricercatori hanno dedotto le misurazioni delle variazioni di temperatura tra due altitudini differenti, concludendo che, sul lato diurno e nel giro di appena 20 chilometri, il vento parallelo all’equatore subisce un incremento di velocità di circa 150 chilometri all’ora. Il calore emesso dalla superficie potrebbe essere il motore che sostiene queste velocità straordinarie dei venti nella parte superiore della copertura nuvolosa.

Nell’immagine il pianeta Venere ripreso dalla sonda Mariner 10 della NASA nel 1974
Credit NASA/JPL-Caltech

https://phys.org/news/2022-02-exploring-secret-venus-hidden-night.html