Il Destino dei Pianeti del Sistema Solare

Il Destino dei Pianeti del Sistema Solare

Un sistema planetario simile a quanto rimarrà del nostro Sistema Solare tra pochi miliardi di anni, quando il Sole sarà giunto alla fine del suo ciclo vitale: è quanto hanno scoperto gli astronomi grazie a osservazioni dei telescopi Keck sul Maunakea, Hawaii. Il sistema appena individuato è composto da un pianeta analogo a Giove in orbita attorno a una nana bianca localizzata a circa 8.000 anni luce da noi.

Quando una stella simile al Sole invecchia, rimanendo a corto del combustibile necessario alla fusione nucleare, inizia ad espandersi in gigante rossa. Alla fine della sua vita, anche il Sole si espanderà in una stella gigante rossa, che avvolgerà e distruggerà i pianeti più interni: Mercurio, Venere e forse la Terra. Durante questa fase, le stelle giganti perdono anche buona parte della loro massa, prima di trasformarsi definitivamente in densi nuclei chiamati nane bianche. Dal momento che una massa equivalente a quella solare viene ridotta a una dimensione simile a quella della Terra, le nane bianche sono tra gli oggetti più densi e compatti del cosmo.

“Questa osservazione dimostra che i pianeti in orbita ad una distanza sufficientemente grande possono continuare ad esistere anche dopo la morte della loro stella”, spiega Joshua Blackman dell’University of Tasmania in Australia, a guida dello studio pubblicato su Nature. “Dato che questo sistema è paragonabile al nostro Sistema Solare, Giove e Saturno potrebbero sopravvivere alla fase di gigante rossa del Sole, quando la nostra stella avrà esaurito il suo combustibile nucleare e si auto-distruggerà”. “Il futuro della Terra potrebbe non essere così roseo perché si trova molto più vicina al Sole”, aggiunge David Bennett dell’University of Maryland.

Le nane bianche sono piccole, deboli e difficili da individuare. Le immagini ottenute dall’Osservatorio Keck rivelano che la nana bianca in questione, chiamata MOA-2010-BLG-477L, ha una massa pari al 60 percento di quella solare e che il suo pianeta è un gigante gassoso circa il 40 percento più massiccio di Giove. Il team ha scoperto il mondo alieno utilizzando una tecnica chiamata microlensing gravitazionale, che sfrutta l’allineamento in cielo tra una stella più vicina alla Terra e una stella più distante. La gravità della stella in primo piano agisce come una sorta di lente, deviando e amplificando la luce emessa dalla stella più distante. Se attorno alla stella remota orbita un pianeta, può temporaneamente offuscarne la luce a intervalli di tempo regolari, passandole davanti rispetto alla nostra prospettiva.

Quando il team ha cercato di individuare la stella distante, ha scoperto che la luce stellare non era così brillante come quella propria di una stella di sequenza principale. I dati hanno escluso anche la possibilità che la stella potesse essere una nana bruna. “Abbiamo anche escluso la possibilità che si trattasse di una stella di neutroni o un buco nero. Questo implica che il pianeta è in orbita attorno ad una stella morta, una nana bianca”, spiega Jean-Philippe Beaulieu dell’University of Tasmania, tra gli autori dello studio. “Il sistema ci permette di dare un’occhiata a come potrebbe diventare il Sistema Solare dopo la scomparsa della Terra, sbattuta fuori durante la fine cataclismica del nostro Sole”. Osservazioni ulteriori del sistema e di altri simili potranno contribuire a confermare se molti pianeti di tipo gioviano riescano effettivamente a scampare alla fine distruttiva della loro stella.

Nell’immagine rappresentazione artistica di un sistema di pianeti in orbita attorno a una nana bianca
Credit: Mark Garlick

https://keckobservatory.org/white-dwarf-system