Tante Piccole Esplosioni per Riscaldare la Corona Solare

Tante Piccole Esplosioni per Riscaldare la Corona Solare

Un team di scienziati del National Centre for Radio Astrophysics (NCRA) ha osservato innumerevoli e deboli lampi radio emessi continuativamente da tutta la superficie solare. La scoperta potrebbe spiegare un mistero di lunga data: il calore estremo della corona solare.

Il Sole, la fonte di luce ed energia che permette la vita sulla nostra Terra, viene studiato da centinaia di anni, ma nasconde ancora molti segreti. Sappiamo che la sua superficie è estremamente calda, con temperature medie attorno a 5.500 gradi, ma, sorprendentemente, lo strato gassoso al di sopra, chiamato corona solare, raggiunge roventi temperature pari a quasi 2 milioni di gradi, oltre 300 volte quelle superficiali. Quali siano i meccanismi fisici che provocano questo calore estremo nelle regioni più esterne dell’atmosfera soalre è ancora ignoto. La corona, formata da gas provenienti dagli strati sottostanti dell’atmosfera, si estende per milioni di chilometri ed è visibile durante le eclissi solari totali. Un modo efficiente di ricavare una simile energia dai campi magnetici coinvolge numerose piccole esplosioni che hanno luogo continuamente sul Sole. Queste eruzioni sono troppo deboli individualmente, ma collettivamente potrebbero avere energia sufficiente a riscaldare l’intera corona fino a valori straordinari.

Gli scienziati hanno effettuato vari tentativi per individuare la luce X e ultravioletta emessa da questi eventi, senza successo. Si era concluso che i fenomeni esplosivi fossero troppo deboli per poter essere rilevati con gli strumenti attuali a disposizione. Inoltre, secondo la teoria, le mini-eruzioni dovrebbero generare deboli lampi di luce radio, ma fino ad oggi nessun telescopio era mai stato in grado di osservarli. Il nuovo studio rappresenta la prima rilevazione di questo tipo di lampi. Un team di scienziati del National Centre for Radio Astrophysics (NCRA) ha scoperto, in effetti, piccoli lampi di luce radio provenienti da tutta la superficie solare. Si tratta della prima prova dell’esistenza delle esplosioni magnetiche mignon teorizzate da anni, che potrebbero spiegare il mistero di lunga data del riscaldamento della corona.

I ricercatori, guidati da Surajit Mondal e Atul Mohan, sapevano che l’energia aggiuntiva per riscaldare la corona era dovuta ai campi magnetici solari, ma il processo esatto era ignoto. “Cio che ha reso possibile questa svolta è la disponibilità di dati da un nuovo strumento tecnologico, il Murchison Widefield Array (MWA), e il lavoro che abbiamo effettuato negli ultimi anni al NCRA-TIFR per costruire strumenti e tecniche in modo da ricavare le immagini radio solari più sensibili sulla base di questi dati”, spiega Divya Oberoi, che ha supervisionato la studio. “I lampi radio che abbiamo scoperto sono circa 100 volte più deboli rispetto ai lampi più deboli individuati sino ad oggi”. “Cio che rende entusiasmante questa scoperta è che i lampi sono presenti ovunque sul Sole e continuamente, anche nelle regioni in cui il campo magnetico è debole. Le nostre stime preliminari suggeriscono che queste piccole esplosioni magnetiche potrebbero avere collettivamente abbastanza energia da risolvere il mistero del riscaldamento coronale”, concludono i ricercatori.

Nell’immagine il Sole ripreso nell’estremo ultravioletto dalla sonda Solar Dynamics Observatory della NASA
Credits: NASA/SDO

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