TRAPPIST-1, troppo attiva per l’abitabilità?

TRAPPIST-1, troppo attiva per l’abitabilità?

 

Dati della missione K2 rivelano un forte magnetismo stellare nel sistema chiamato TRAPPIST-1, che ospita tre pianeti potenzialmente abitabili, suggerendo che quei pianeti potrebbero essere luoghi meno favorevoli per lo sviluppo della vita rispetto al previsto.

TRAPPIST-1 è una stella nana rossa ultrafredda a 40 anni luce di distanza, recentemente diventata famosa per la scoperta del suo sistema di sette pianeti, tre dei quali orbitano in zona abitabile. La stima inferiore dell’età del sistema, circa 500 milioni di anni, rende possibile la presenza di forme di vita, dal momento che le forme di vita più antiche sulla Terra risalgono a quando il Sole aveva circa 500 milioni di anni.

Ricercatori del Konkoly Observatory del MTA CSFK (Budapest, Hungary), guidati da Krisztián Vida, hanno studiato dati relativi a TRAPPIST-1 ottenuti dalla missione K2 del telescopio Kepler. La curva di luce mostra diversi flare energetici durante le osservazioni della durata di 80 giorni. Questi eventi derivano dal magnetismo stellare, ed hanno come risultato un rilascio improvviso di energia che può essere osservato come luminosità della stella.

La distribuzione di energia dei 42 flare osservati mostra che TRAPPIST-1 appartiene al gruppo più attivo delle stelle nane M. L’eruzione più forte ha emesso energia dell’ordine del flare più intenso osservato sul Sole, il cosiddetto evento di Carrington del 1859, che provocò aurore nelle regioni tropicali e notevoli disturbi all’allora recente tecnologia del telegrafo. I pianeti nel sistema TRAPPIST-1, tuttavia, orbitano molto più vicino alla loro stella (tra 0.01-0.06 AU) rispetto alla Terra, quindi sono più soggetti all’influenza di simili eventi estremi.

Il team ha valutato i possibili effetti del flare più intenso rilevato su TRAPPIST-1 ai danni dei pianeti in orbita, basandosi su uno studio recente che ha modellato gli effetti dei brillamenti sulle atmosfere planetarie. La conclusione è che un evento di questo tipo potrebbe alterare irreversibilmente le atmosfere planetarie, e, dal momento che le eruzioni accadono piuttosto frequentemente, le atmosfere potrebbero non raggiungere mai uno stadio stabile.

Una magnetosfera planetaria sufficientemente forte potrebbe proteggere le atmosfere da effetti dannosi, ma i calcoli teorici suggeriscono che pianeti del tipo di quelli nel sistema TRAPPIST-1 avrebbero bisogno di campi magnetici così forti da risultare poco realistici. La scoperta quindi suggerisce che il sistema potrebbe essere meno idoneo di quanto si pensa ad ospitare la vita.

https://m.phys.org/news/2017-04-frequent-flaring-trappist-1unsuited-habitability.html

Credit:NASA/R. Hurt/T. Pyle