09 Set 2016 Scoperte 165 nane brune
Le nane brune sono di grande interesse per gli astronomi. Più piccole delle stelle e più grandi dei pianeti giganti, possono aiutarci a comprendere meglio sia l’evoluzione stellare che la formazione planetaria. Un nuovo studio di un team del Carnegie Institution for Science ha scoperto diverse nane brune ultrafredde nelle vicinanze del Sistema Solare. I risultati sono stati pubblicati su The Astrophysical Journal.
Le nane brune sono talvolta chiamate stelle fallite: troppo piccole per sostenere il processo di fusione dell’idrogeno, dopo la formazione gradualmente si raffreddano, si contraggono e si affievoliscono nel tempo. Le loro temperature possono variare da calde come una stella a fredde come un pianeta e variano notevolmente anche le loro masse.
Sono oggetti affascinanti per una varietà di ragioni, perché possono servire da ponte tra stelle e pianeti, particolarmente quando si parla di composizione e proprietà atmosferiche. Ma per molti versi rimangono misteriose.
Scoprire nuove nane brune può aiutare gli scienziati a quantificare la frequenza con cui sono presenti sia nelle vicinanze del Sistema Solare che in zone più distanti. Conoscere l’abbondanza e la distribuzione delle nane brune fornisce informazioni chiave sulla distribuzione della massa nell’Universo, e sul loro meccanismo di formazione, per esempio, se si formino in isolamento o se vengano espulse da sistemi planetari più ampi.
Secondo il team, guidato da Jasmin Robert dell’Université de Montréal, sebbene siano già state scoperte centinaia di nane brune ultrafredde, le tecniche utilizzate per identificarle hanno trascurato quelle con composizione più insolita, che potrebbero non essere individuate nelle tradizionali survey. I ricercatori hanno quindi osservato nel vicino infrarosso il 28 percento del cielo e hanno scoperto 165 nane brune ultrafredde, circa un terzo delle quali presentano composizione atipica o altre peculiarità.
“La ricerca delle nane brune ultrafredde nei dintorni del Sistema Solare è lontana dall’essere conclusa”, ha detto Gagné. I risultati implicano che potrebbero esserci molti altri oggetti simili.