19 Ago 2016 Ossigeno, ma niente vita
L’esopianeta GJ 1132b ha interessato gli astronomi da quando è stato scoperto lo scorso anno. Situato a soli 39 anni luce dalla Terra, potrebbe avere un’atmosfera contenente ossigeno, nonostante abbia una temperatura cocente di circa 230 gradi. Ma la nuova ricerca suggerisce che la vita non avrebbe comunque potuto svilupparsi.
La ricercatrice Laura Schaefer (Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics) ed i suoi colleghi hanno esaminato cosa sarebbe accaduto a GJ 1132b nel tempo se ai suoi albori avesse avuto un’atmosfera umida, ricca di vapore acqueo. Orbita così vicino alla sua stella, ad una distanza di soli 2,2 milioni di chilometri, da essere sommerso da radiazione ultravioletta, in grado di scindere le molecole d’acqua in idrogeno e ossigeno, entrambi i quali possono in seguito disperdersi nello spazio. Tuttavia, poiché l’idrogeno è più leggero, se ne va più velocemente rispetto all’ossigeno.
“Sui pianeti più freddi, l’ossigeno potrebbe essere un segno di abitabilità, ma su un pianeta caldo come GJ 1132b, è un segno dell’esatto contrario, un pianeta “cotto” e sterilizzato”, ha detto Schaefer. A causa della presenza del vapor d’acqua e del calore intenso dovuto alla vicinanza della stella, il pianeta soffrirebbe di un notevole effetto serra. Come risultato, la superficie potrebbe rimanere fusa per milioni di anni. Questo “oceano di magma” potrebbe interagire con l’atmosfera, assorbendo parte dell’ossigeno, circa un decimo, secondo il modello. Una gran quantità del restante 90 percento di ossigeno residuo si disperderebbe nello spazio, ma una parte potrebbe anche rimanere in superficie.
“Questo pianeta potrebbe rappresentare la prima volta che rileviamo ossigeno su un pianeta roccioso esterno al Sistema Solare”, ha detto il co-autore Robin Wordsworth. I telescopi di nuova generazione come il Giant Magellan Telescope e James Webb Space Telescope potrebbero essere in grado di verificare questa ipotesi e rilevare tracce di ossigeno.
Il modello può essere di aiuto agli scienziati nel risolvere il mistero di come Venere si sia evoluto nel corso del tempo. Il pianeta Venere potrebbe essersi formato con una quantità di acqua paragonabile a quella della Terra, eppure mostra deboli tracce della presenza di ossigeno. Schaefer prevede che il modello fornirà informazioni anche su altri esopianeti rocciosi. Ad esempio, il sistema TRAPPIST-1 contiene tre pianeti che potrebbero trovarsi nella zona abitabile. Dal momento che sono più freddi di GJ 1132b, hanno una migliore possibilità di trattenere un’atmosfera compatibile con la presenza di vita.
http://phys.org/news/2016-08-venus-like-exoplanet-oxygen-atmosphere-life.html