Cinque Coppie di Buchi Neri Supermassicci

Cinque Coppie di Buchi Neri Supermassicci

Gli astronomi hanno identificato cinque nuove coppie di buchi neri supermassicci, utilizzando dati dell’osservatorio a raggi X Chandra, del telescopio Wide-Field Infrared Sky Explorer Survey (WISE), e di telescopi terrestri. Ogni coppia, formatasi in seguito alla fusione di due galassie, contiene due buchi neri supermassicci con massa milioni di volte quella solare.

Questi buchi neri appaiati si sono formati quando due galassie hanno colliso e si sono fuse insieme, inducendo i loro buchi neri ad orbitare vicini. Anche se teoricamente simili coppie di buchi neri giganteschi in corso di accrescimento potrebbero essere piuttosto abbondanti, sono sempre state difficili da individuare.

Per scoprire questi insoliti duetti gli astronomi hanno usato dati ottici della Sloan Digital Sky Survey (SDSS), identificando innanzitutto galassie dove sembrava fosse in atto una fusione tra due galassie più piccole. Poi hanno selezionato oggetti in cui la separazione tra i centri delle galassie fosse inferiore a 30.000 anni luce e in cui i dati nell’infrarosso di WISE corrispondessero a quelli previsti per un buco nero supermassiccio in rapida crescita.

Vari sistemi in fusione contenenti almeno un buco nero supermassiccio sono stati individuati con questa tecnica. Dal momento che la forte emissione di raggi X è un indicatore della crescita di buchi neri supermassicci, il team ha osservato questi sistemi con Chandra. È stato scoperto che cinque sistemi contenevano coppie di sorgenti di raggi X separate da una distanza piuttosto ridotta, trovando la prova della presenza di due buchi neri supermassicci che divorano avidamente materiale.

Sia i dati di Chandra che quelli di WISE suggeriscono che i buchi neri supermassicci siano sepolti in grandi quantità di gas e polveri. Questa scoperta potrebbe aiutare gli scienziati a comprendere meglio come crescano i giganteschi buchi neri e come possano produrre i segnali di onde gravitazionali più forti nell’Universo. La ricerca è stata pubblicata in due studi, su The Astrophysical Journal e su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.
[ Barbara Bubbi ]

http://chandra.harvard.edu/photo/2017/doubleagn/

Credit: NASA/CXC/A.Hobart