Un Buon Modello del Giovane Sistema Solare

Un Buon Modello del Giovane Sistema Solare

Grazie all’osservatorio Sofia della NASA è stato realizzato uno studio dettagliato di un vicino sistema planetario. Le indagini hanno confermato che si tratta di un sistema con un’architettura straordinariamente simile a quella del nostro Sistema Solare.

Localizzata a 10,5 anni luce di distanza nella costellazione di Eridano, la stella Epsilon Eridani vanta il più vicino sistema planetario attorno ad una stella analoga al giovane Sole. La stella è infatti simile al nostro Sole, ma ha un quinto della sua età e gli astronomi ritengono che abbia molto da raccontarci sull’evoluzione del nostro sistema.

Massimo Marengo della Iowa State University e altri scienziati hanno analizzato la stella e il suo sistema planetario sin dal 2004. In uno studio del 2009 gli astronomi avevano utilizzato dati del telescopio Spitzer per descrivere il disco di polvere e detriti della stella, rimasto dalla formazione di pianeti e collisione di asteroidi e comete, e avevano riferito che il disco conteneva due fasce separate di oggetti minori, simili alla fascia degli asteroidi e a quella di Kuiper nel nostro Sistema Solare.

Ora un nuovo studio, pubblicato su The Astronomical Journal a firma di Kate Su dell’University of Arizona, ha utilizzato i dati di SOFIA e Spitzer per confermare che esistono due cinture di detriti separate, una interna e una più esterna. Marengo ha sottolineato l’importanza dello studio perché è la conferma che Epsilon Eridani costituisce un buon modello per il giovane Sistema Solare e può fornire indizi sul modo in cui si è sviluppato.

“La stella ospita un sistema planetario che attualmente subisce gli stessi processi catastrofici avvenuti nel Sistema Solare durante la sua giovinezza, al tempo in cui la Luna ha acquisito gran parte dei suoi crateri, la Terra ha acquisito l’acqua negli oceani e si sono instaurate sul nostro pianeta le condizioni favorevoli per la vita”, ha detto Marengo.

Determinare la struttura del disco è stato un lavoro complesso che è durato vari anni e ha richiesto l’utilizzo di dettagliati modelli a computer. Gli astronomi hanno dovuto separare la debole emissione del disco dalla luce molto più brillante proveniente dalla stella.

“Ma ora possiamo affermare con grande affidabilità che esiste una separazione tra le fasce interne ed esterne”, conclude Marengo. “C’è un intervallo nel disco creato molto probabilmente da pianeti. Non li abbiamo ancora rilevati direttamente, ma sarei sorpreso se non esistessero. Osservarli richiederà l’utilizzo di strumenti di nuova generazione, come il James Webb Space Telescope, il cui lancio è previsto per il 2018”.

“Il premio alla fine di questo percorso è la comprensione della reale struttura del disco di Epsilon Eridani e la sua interazione con la coorte di pianeti che probabilmente risiedono nel sistema. SOFIA, grazie alla sua capacità unica di catturare la luce infrarossa nella stratosfera, è ciò che abbiamo di più analogo ad una macchina del tempo, in grado di offrire uno sguardo all’antico passato della Terra, osservando il presente di un giovane sole nelle vicinanze”.
[ Barbara Bubbi ]

https://m.phys.org/news/2017-05-astronomers-nearby-star-good-early.html

Credit: Illustration by NASA/SOFIA/Lynette Cook