Gusci di Galassia

Gusci di Galassia

Hubble riprende i gusci spettrali della galassia ESO 381-12, su uno sfondo di galassie lontane.
La struttura sorprendentemente irregolare e gli ammassi di stelle che orbitano intorno alla galassia suggeriscono che potrebbe aver preso parte ad una spettacolare collisione nel suo passato non troppo lontano.

Situata a circa 270 milioni di anni luce dalla Terra nella costellazione del Centauro, nel cielo australe, ESO 381-12, nota anche come PGC 42871, è classificata come galassia lenticolare, un tipo intermedio di galassia che condivide le sue proprietà con galassie a spirale e galassie ellittiche.

I gusci delicati che avvolgono ESO 381-12 si trovano solo molto raramente intorno a questo tipo di galassie e la causa della loro presenza è un pò un mistero cosmico. Si pensa che PGC 42871 possa aver interagito di recente con un’altra galassia, inviando attraverso la sua struttura onde d’urto molto simili alle increspature in uno stagno.

Queste fusioni galattiche sono processi violenti, che allo stesso tempo distruggono materiale all’interno delle galassie interagenti e cambiano completamente il loro aspetto e il modo in cui si evolveranno in futuro.
Questo evento violento probabilmente ha innescato un’ondata di formazione stellare in tutta la galassia, portando alla creazione di molti giovani, calde stelle.

Gli astronomi hanno studiato ESO 381-12 in dettaglio a causa della sua struttura molto insolita.
E’ stata una fra un campione di galassie osservate dall’Advanced Camera for Surveys a bordo del telescopio Hubble nel corso di uno studio sulle proprietà dei gusci di galassie formatisi durante eventi di fusione miliardi di anni fa.

La galassia in primo piano a destra dell’immagine, nota come ESO 381-13 o PGC 42877, è un oggetto diverso, in cui è attiva la formazione stellare. Tuttavia, ESO 381-13 e la sua compagna si trovano a distanze molto simili dalla Terra e, a dispetto delle differenze, potrebbero essere galassie interagenti.

https://www.spacetelescope.org/news/heic1516/

Image credit: NASA, ESA, P. Goudfrooij (STScI)